Parkinson Giovanile
Cos’è?
Si parla di Parkinson Giovanile quando la diagnosi della malattia si ha prima dei 50 anni, dal momento che Il Parkinson colpisce normalmente persone con più di 50 anni.
La maggior parte delle persone sono spaventate da questa diagnosi perché convenzionalmente si ritiene il Parkinson una malattia legata alla vecchiaia.
I mezzi diagnostici e le maggiori conoscenze su questa malattia hanno consentito negli ultimi anni di “intercettarla” quando si trova in uno stadio molto iniziale e questo può fare la differenza perché un inizio di cure in fase precoce può aiutare tenerla sotto controllo.
In casi rarissimi la diagnosi può riguardare anche bambini e adolescenti ma nella maggioranza si tratta di parkinsonismi giovanili legati a sindromi genetiche.
Sintomi
I sintomi sono gli stessi del Parkinson classico:
- Rigidità
- Lentezza
- Tremore
- Problemi di equilibrio e coordinazione
- Stipsi
- Perdita dell’olfatto
- Depressione
- Problemi del sonno
- Calligrafia minuta
- Abbassamento della voce
Grande importanza viene data al riconoscimento precoce della malattia. Data l’età il cervello ha maggiori possibilità di “rimodellarsi” e quindi adattarsi meglio ai cambiamenti che comporta la malattia.
In particolare la comunità scientifica pone l’accento su sintomi come la stipsi e la perdita dell’olfatto che potrebbero rappresentare dei campanelli d’allarme da non sottovalutare.
La stadiazione del Parkinson utilizza diverse scale di valutazione, perché la malattia si presenta in maniera molto diversa da persona a persona sia per la presenza e il numero dei sintomi, sia per l’intensità e la progressione degli stessi.
Nel Parkinson Giovanile si ha una maggiore frequenza di familiarità al Parkinson, questo ha portato a supporre che possa esistere una predisposizione genetica che unita a fattori ambientali possa produrre un esordio giovanile della malattia.
Nel Parkinson Giovanile, ancora più che nel Parkinson dell’anziano è fondamentale la terapia farmacologica e la terapia fisioterapica eseguita da professionisti esperti di questa malattia: la risposta ai farmaci, l’adattamento cerebrale e il controllo dei sintomi possono grandemente incidere sulla qualità della vita e sulla sopravvivenza.
Ricordiamo Michael J. Fox, l’attore di “Ritorno al Futuro”, che è stato colpito dalla malattia all’apice del successo tanto ha fatto e tanto sta facendo tuttora per la conoscenza di questa malattia.