Numerosi studi effettuati su campioni importanti di pazienti affetti dal Morbo di Parkinson hanno dimostrato la grande efficacia dell’esercizio fisico nel contrastare gli effetti della malattia, i miglioramenti sono possibili e duraturi e la qualità della vita ne risente in maniera significativa.
Per questi motivi le linee guida del trattamento al morbo di Parkinson devono sempre contenere l’indicazione a praticare esercizio fisico più volte a settimana.
Quale tipo di esercizio?
Per capire quale è l’attività indicata per queste persone cerchiamo di capire cosa succede all’apparato muscolare in conseguenza della malattia di Parkinson.
L’apparato muscolare svolge le sue funzioni, nel caso specifico, semplificando, muovere il nostro corpo, attraverso comandi nervosi che vengono elaborati dal cervello nelle sue diverse aree motorie appartenenti al Sistema Extra Piramidale sulla base di informazioni sensitive e alla fine il risultato di questo complicato processo giunge alla placca neuromotoria ovvero al muscolo.
La comunicazione fra le cellule nervose avviene attraverso segnali di tipo elettrico e segnali di tipo chimico che utilizzano dei neurotrasmettitori.
Nel Morbo di Parkinson classico, (esistono anche molti “Parkinsonismi”) quello che viene a mancare è il neurotrasmettitore prodotto dai neuroni di una piccola area del cervello chiamata Substanzia Nigra: la Dopamina.
I medicinali attualmente in commercio con vari nomi, sono principalmente a base di L-Dopa, che superata la barriera emato-encefalica viene elaborata e trasformata in Dopamina.
Questo farmaco, purtroppo, non riesce ad arrestare la malattia, che è degenerativa, cioè tende a peggiorare con il tempo e non può essere dato in quantità eccessiva per svariati effetti collaterali.
Cosa provoca nell’apparato muscolare la mancanza di questo neurotrasmettitore?
Rigidità, non come nelle conseguenze dell’ictus, nel Parkinson si parla di rigidità tipo “Troclea dentata” cioè il muscolo cede a piccoli scatti.
Tremore soprattutto intenzionale, che può anche non essere presente, viene chiamata così la difficoltà ad iniziare l’azione.
Atteggiamento campocormico parola difficile che descrive la postura nel Parkinson ovvero flesso in avanti con “il corpo che insegue il suo baricentro”.
Instabilità ovvero la sensazione di avere poco equilibrio.
Sensazione generale di “rallentamento” .
Anche a un non addetto ai lavori sarà chiaro che un quadro di questo tipo porterà presto ad una generale insicurezza che condurrà, se non trattata, alla paura di uscire, alla paura di cadere e ad un generale decadimento della qualità della vita.
L’associazione terapia farmacologica più ginnastica è quella che ha dimostrato di condurre ai migliori risultati, quindi tornando alla domanda iniziale quale ginnastica?
Un insieme ben calibrato di esercizi di: rinforzo muscolare, stretching, miglioramento del balance (equilibrio), tai chi chuan.
Dpobbiamo iniziare dalla valutazione del singolo paziente: questo tipo di training viene costruito “su misura” il paziente anziano e ancora di più con il Morbo di Parkinson non può sopportare un carico di esercizi che possano provocare un affaticamento eccessivo, ma d’altro canto, il tempo è il nostro nemico, la malattia è degenerativa, non possiamo sprecarne.
Per questo dovremo valutare, sintetizzando:
-età,
-stato di salute generale, presenza concomitante di altre patologie da considerare,
-possibilità attuali,
-potenzialità di recupero di abilità perse per inattività,
-aspettative del paziente
Sulla base di queste informazioni sarà costruito un progetto riabilitativo che il paziente dovrà eseguire in parte con il terapista ed in parte autonomamente.
Cosa può legittimamente aspettarsi un persona che intenda iniziare un programma di questo tipo?
Dipende da molti fattori, non ultimo lo stadio di avanzamento della malattia, ma, il miglioramento è certo.
Migliore elasticità muscolare, maggiore forza, migliore equilibrio, migliore postura, miglioramento di dolori alla colonna vertebrale, miglioramento del rischio di cadute, miglioramento del tono dell’umore, miglioramento della qualità della vita.
Per chi volesse approfondire un interessante studio è quello pubblicato su New England Journal of Medicine in data 9 febbraio 2012 dal titolo Tai Chi and Postural Stability in Patiens with Parkinson’s Disease.