Fisioterapia Domiciliare a Roma

Lesione del nervo radiale

 

Qual è il nervo radiale?

Un po di anatomia

Il nervo radiale percorre la parte posteriore del braccio e controlla il movimento del muscolo tricipite  che estende il gomito

E’ responsabile dell’estensione del polso e delle dita e controlla anche la sensazione in una parte della mano.

Lesioni al nervo radiale possono causare una sofferenza del nervo e possono essere provocate da traumi fisici, infezioni, malattie metaboliche e intossicazioni.

Per completezza va precisato che la neuropatia può essere provocata anche da intossicazioni da metalli pesanti.

I sintomi comprendono intorpidimento, formicolio o dolore bruciante

Può essere presente debolezza o difficoltà nel muovere la mano.

Cause di lesioni 

Le lesioni al nervo radiale possono essere causate da molti fattori:

  • fratture dell’ omero,
  • pressione diretta sul nervo per un lungo periodo
  • traumi diretti anche senza frattura
  • diabete,
  • carenze vitaminiche anche dovute ad alcolismo
  • malattie del rene e del fegato

 

Sintomi

Dolore acuto o bruciore, parestesie come intorpidimento e formicolio e difficoltà a estendere il gomito.

Diagnosi 

Lo specialista effettuerà test per la diagnosi differenziale.
Forza e sensibilità saranno valutate nel corso della visita.

Potrà richiedere esami del sangue, una tac, una RM o una elettromiografia per verificare la conduzione del nervo.

Trattamento

Il trattamento dipenderà dalle cause.

In caso di frattura il braccio sarà immobilizzato, potrebbe essere necessario un intervento chirurgico e verrà monitorato nel tempo il recupero della lesione nervosa.

Potrà essere utile un intervento fisioterapico  qualora la causa fosse da ricercare in atteggiamenti posturali che abbiano portato ad una pressione sul nervo o la presenza di cicatrici che andranno “ammorbidite” per liberare il nervo.

Lo specialista potrebbe richiedere un intervento chirurgico qualora la causa della compressione non fosse risolvibile in altri modi ad esempio presenza di una cisti o di un tumore.

In caso di lesione da intossicazione da metalli pesanti o alcolici, oppure quando la causa sia da ricercare in malattie come il diabete il trattamento prevederà la cura del fattore scatenante.

 

Intervista D.ssa Pagliaccia

 

Intervista D.ssa Pagliaccia: il recupero delle funzioni assicura una buona qualità della vita.

Dopo un evento come un Ictus o una diagnosi di Parkinson si pensa che tutto cambierà e nulla sarà più come prima.

Ma non tutto è perduto. le nuove metodologie offrono oggi la possibilità di recuperare una buona qualità della vita imparando a sviluppare nuovamente quelle funzioni che si credevano perse per sempre.

 

 

 

 

La Meralgia Parestesica

La meralgia parestesica rientra nelle patologie da intrappolamento dei nervi periferici.

La localizzazione è chiarita dal nome: meros, coscia e algos, dolore, quindi si parla di dolore cutaneo alla coscia.

Il nervo cutaneo femorale laterale può rimanere intrappolato al di sotto del legamento inguinale, le cause non sono chiare, l’obesità è un fattore predisponente, la gravidanza e le aderenze conseguenti interventi chirurgici all’addome sono altre possobili cause.

Altro fattore risulta essere il diabete.

 

Anatomia

 

Il nervo origina fra le vertebre L2 / L3 e viaggia verso il basso, lateralmente al muscolo psoas.

Attraversa il muscolo iliaco fino alla fascia e quindi passa attraverso o sotto la parte laterale del legamento inguinale.

Corre superficialmente e si divide in rami anteriori e posteriori per innervare la coscia laterale.

L’incidenza è  stimata in 4,3 su 10.000.

Si verifica più comunemente nelle persone di età compresa tra i 30 e i 40 anni.

Colpisce maggiormente il genere maschile. 

La meralgia parestetica può manifestarsi in gravidanza e nell’obesità. Può essere il risultato di traumi, interventi chirurgici.

La maggior parte dei casi è idiopatica, anche se un’incidenza maggiore è riscontrata in casi di diabete.

 

I sintomi

 

L’intrappolamento causa bruciore o intorpidimento lungo la faccia laterale superiore della coscia, in genere i sintomi peggiorano stando in piedi .

 

La diagnosi

 

Il dolore può essere riprodotto dalla palpazione profonda appena sotto la spina iliaca  anteriore  e anche dall’estensione dell’anca, trattandosi di un nervo sensitivo non compare debolezza.

 

Diagnosi differenziale

 

La diagnosi richiede attenzione, infatti Il dolore nella coscia laterale può anche sorgere dalla parte posteriore o dell’anca.

È importante provare la palpazione profonda internamente alla spina iliaca anteriore e l’estensione dell’anca.

Il test di compressione pelvica è altamente sensibile e la diagnosi può essere fatta spesso con questo test da solo.

Uno studio della  conduzione nervosa può essere utile .

La neurografia RM del nervo cutaneo laterale può essere utilizzata per aiutare nella diagnosi .

 

Le terapie

 

La meralgesia idiopatica parestesica di solito migliora con  la rimozione di agenti compressivi e la somministrazione di  antiinfiammatori e, se necessario, iniezioni locali di corticosteroidi .

La stimolazione del nervo elettrico transcutaneo (TENS) potrebbe risultare utile .

Altre terapie fisiche riportate come utili per alleviare i sintomi cronici comprendono mobilizzazione / manipolazione del bacino, terapia miofasciale del retto femorale e ileopsoas, massaggio del legamento inguinale, esercizi di stretching per la muscolatura dell’anca e del bacino.

Se il dolore è grave, deve essere presa in considerazione la decompressione operatoria.

 

La Riabilitazione Neurocognitiva

Una Neuroscienza al servizio della salute

La Riabilitazione da eventi traumatici,  post ictus e il recupero di uno stile di vita appagante in persistenza di un morbo di Parkinson sono possibili.

Accompagniamo il paziente  lungo un percorso riabilitativo che è considerato tra i più all’avanguardia ed efficaci, che comprende esercizi fisici e cognitivi mirati al recupero delle funzionalità perse.

In questa intervista illustriamo  le basi e le tecniche utilizzate per il recupero neurocognitivo secondo il Metodo Perfetti.

 

Intervista Riabilitazione Neurocognitiva

 

ARTROSI

 

 

Parliamo di artrosi quando  siamo in presenza di una patologia  articolare evolutiva,  che prende avvio  dalla cartilagine per poi coinvolgere  altri componenti dell’articolazione; l’insorgenza media è intorno ai 40 anni nell’uomo e dopo i 55 nella donna.

L’artrosi trova essenzialmente la sua localizzazione  soprattutto nella articolazioni di carico, e trovano come bersaglio iniziale principale le mani, ma possono svilupparsi anche nella articolazione  coxofemorale (dell’anca), nella rachide cervicale e lombare, oltre che nel gomito, nella caviglia e nel ginocchio.

Principalmente questa patologia si suddivide in primitiva e secondaria; l’a.primitiva  grava su articolazioni normali,  senza che vengano riscontrate particolari cause meccaniche o biologiche tali da giustificare il processo degenerativo; l’a.secondaria è invece legata a patologie responsabili dell’alterazione  meccanica o biologica dell’articolazione particolarmente incidenti  sulla cartilagine; tra queste ultime sono annoverate  le deformità assiali degli arti, sia congenite che acquisite in conseguenza di fratture o alterazioni vascolari epifisarie, le malattie congenite o dell’accrescimento, le malattie infiammatorie e infettive dell’articolazione, alcune malattie endocrine, come anche le neuropatie periferiche e le instabilità a carattere post traumatico; una menzione a parte merita inoltre l’obesità, non di rado responsabile  dello sviluppo e/o aggravamento dell’artrosi sia primaria che secondaria.

Sintomi ricorrenti: 

  • Dolore
  • Idrartro (versamento sieroso)
  • Rigidità articolare
  • Osteofiti
  • Eventuale deformità articolari (se aggravatasi nel tempo) 

 

 

Il trattamento è vario a seconda della gravità della malattia:

terapia farmacologica:

Prevede l’uso degli anti infiammatori non steroidei (FANS), anche se il loro effetto è  temporaneo e l’uso deve essere limitato alle fasi di riacutizzazione della malattia, in associazione eventualmente con idonei gastroprotettori ;  controverso è il ricorso all’acido ialuronico anche se è dimostrato agire sulla sintomatologia dolorosa;  le infiltrazioni cortisoniche risultano essere più efficaci, anche se da somministrare a cicli di due/tre per non causare ulteriori danni cartilaginei.

 

Terapia fisica e riabilitazione:

Indicata in questi casi è la cinesiterapia sia attiva che passiva , essenzialmente per limitare  l’ipotrofia muscolare  ed eventuali contratture dolorose capaci di fissare le articolazioni in posizioni non funzionali; se parliamo del rachide è opportuno  mobilizzare le articolazioni oggetto della patologia e implementare il trofismo dei muscoli paravertebrali e addominali, lavorando al contempo sulla postura.

 

Trattamento chirurgico:

In caso di aggravamento della malattia è possibile il ricorso ad interventi  mirati (artroplastiche, innesti osteocondrali, Osteotomie etc) da valutare caso per caso, a seconda delle caratteristiche della patologia e della sua localizzazione.

 

LE CERVICALGIE

 

 

Il dolore cervicale

Quando parliamo di di cervicalgia facciamo riferimento principalmente a due condizioni: la discopatia degenerativa ( o raramente un’ernia discale mediana), e la patologia artrosica articolare.

Nel primo caso i livelli C5-C6 e C6-C7 sono i più frequentemente coinvolti, e spesso  sono presenti anche osteofiti marginali anteriori del corpo vertebrale.

Le tipologie di cervicalgia sono le seguenti:

  1.  acuta

  2.  cronica

  3.  ricorrente

Nelle discopatie ricorre più frequentemente la forma acuta, mentre quella cronica è più presente nelle artropatie.

I sintomi che caratterizzano le cervicalgie sono solitamente il dolore, con insorgenza da pochi giorni a settimane provocato dalla pressione  sulle apofisi spinose e sui muscoli paravertebrali e la riduzione della mobilità del collo a  cui a volte si associa del torcicollo a causa della contrattura muscolare.

Per il trattamento delle forme acute è prevista la somministrazione  di antinfiammatori e decontratturanti, è altresì consigliato il ricorso a pratiche fisioterapiche, in particolare approcci come il metodo Mezieres.

Qualora la cervicalgia abbia origine da posture scorrette, è bene intervenire correggendole con adeguata ginnastica posturale.

In casi ove il dolore sia particolarmente persistente,  è particolarmente indicata la fisioterapia antalgica, capace di dar sollievo già dalle prime sedute.

Le diagnosi differenziali, oltre a casi rari dovuti a tumori o infezioni, possono intervenire in alcuni soggetti in età giovanile in cui non ci siano risultanze particolari  con i mezzi diagnostici in vigore; in questi casi spesso la cervicalgia è dovuta a ad alterazioni posturali e/o ipocinesi del collo, facilmente riscontrabile, per es., nei soggetti dediti a lunghe sedute al computer; qualora questa sia la diagnosi, il trattamento  lo stesso di quello delle forme degenerative.

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