Fisioterapia Domiciliare a Roma

STC, Sindrome del Tunnel Carpale: sintomi, cause e cure.

La sindrome del Tunnel Carpale è una patologia molto diffusa ed interessa un canale, un piccolo tunnel all’interno del quale passano tendini e un nervo. Quando il tunnel è compromesso, causando la sofferenza di tale nervo, il nervo mediale, può verificarsi l’insorgere di tale sindrome.

Quali sono i primi sintomi?

Dolore, formicolio, rigidità nella zona del polso, della mano e delle dita (principalmente pollice, indice e medio).

Quali sono le cause?

-Predisposizione fisica, alcuni soggetti potrebbero avere un tunnel carpale molto piccolo e potrebbero sviluppare la patologia.

-Particolari attività manuali, utilizzo eccessivo del mouse per chi lavora molto al computer, suonare strumenti musicali, utilizzare strumenti manuali in generale per molte ore durante il giorno…

-Patologie, artrite reumatoide, sovrappeso, diabete…

-Lesioni nella zona interessata, causate da incidenti, traumi..

-Gravidanza.

Come intervenire?

L’importante, se possibile, è individuare la causa ed intervenire rapidamente.

L’intervento varia in base alla causa, se parliamo della gravidanza, è solo una situazione momentanea, dopo il parto, il gonfiore e la ritenzione idrica, che hanno scatenato la STC, si ridurranno e con essi anche la sindrome. Se la causa è una patologia come il diabete, bisogna intervenire sulla patologia che ha scatenato la sindrome. Negli altri casi bisogna valutare in che stato è la sindrome. Attraverso fisioterapia mirata si può migliorare notevolmente lo stato della patologia e, in moltissimi casi, evitare l’intervento chirurgico, più invasivo e riservato ai pazienti più gravi.

Chi può identificare la patologia?

Il vostro medico, fisioterapista o fisiatra.

Loro vi condurranno verso le possibili cure.

Come prevenire?

Ci sono delle piccole accortezze, che se attuate possono aiutare nella prevenzione della STC: per chi lavora al computer o con strumenti manuali consigliamo di fare delle piccole pause frequentemente e di proteggere la zona della mano con un cuscinetto, ad esempio, vicino al mouse.

 

 

STC zone colpite nella mano.

 

 

 

Quando il mal di schiena colpisce i più piccoli.

Il peso dello zaino scolastico è responsabile del mal di schiena nei ragazzi?

 

Passando fuori da una scuola spesso vediamo dei bambini  portare sulle spalle degli zaini che sembrano sproporzionati rispetto alla loro statura.

Nei nostri ricordi d’infanzia ci sono questi zaini pieni di libri, molto pesanti e fastidiosi da portare.

Zaino pesante che causa mal di schiena.

Negli ultimi anni sono stati svolti molti studi sia per quanto riguarda la correlazione peso dello zaino – statura del bambino e sia per quanto riguarda il modo di indossarlo.

Le Ricerche

La fascia di età prevalentemente analizzata è quella che va dai 12 ai 18 anni.

Negli studi inerenti la correlazione peso zaino- statura sono emersi valori interessanti; le ricerche riportano una percentuale circa del 74,4% di studenti che presentavano dolori alla schiena.

È stato inoltre possibile rilevare un aumento di questa percentuale nelle bambine, nei ragazzi che presentavano una più elevata massa corporea e negli studenti più esili.

In particolare in questa fascia d’età, corrispondente al massimo accrescimento in altezza dei ragazzi, il peso eccessivo dello zaino, può diventare un ulteriore fattore di rischio per lo sviluppo di scoliosi e cifosi

Purtroppo,  non dipendendo dalle scelte del soggetto interessato, ma da quelle imposte dalla scuola,  risulta molto complicato modificarlo, anche se sarebbe meglio alleggerirlo il più possibile.

 

Come indossare lo zaino

 

Per  il modo di indossare lo zaino, è stato osservato che il posizionamento più corretto sia quello bilaterale, che garantisce lo scarico assialmente alla colonna vertebrale risultando quindi meno dannoso per il soggetto.

In termini meno formali è consigliato far indossare lo zaino al bambino su entrambe le spalle adattando le cinghie in modo tale che la parte

Come indossare lo zaino correttamente.

più alta dello zaino sia alla stessa altezza delle spalle.

Sappiamo che è molto difficile riuscire a rispettare diligentemente tali comportamenti, a volte sono inevitabili come per il caso di una bambina esile costretta a portare uno zaino molto pesante sulla schiena, per questo motivo ci teniamo a rassicurarvi.

Consultatevi con un fisioterapista esperto, attraverso una fisioterapia mirata alla correzione della postura e attraverso degli esercizi di potenziamento muscolare è possibile intervenire, risolvendo o limitandone i danni.

Tale studio era incentrato principalmente sui più piccoli ma vale un discorso abbastanza simile anche per gli adulti.

 

Cadute anziani

La Vitamina D Previene le Cadute negli Anziani?

Le Cadute negli Anziani sono uno degli incidenti più rischiosi.

Fra le conseguenze di una frattura vanno annoverati una lunga serie di problemi non strettamente dipendenti ma comunque correlati, anche il decadimento delle funzioni cognitive rientra fra gli eventi legati alle fratture derivanti dalle cadute negli anziani.

Il ricovero in ospedale, la comparsa di piaghe da decubito, l’aumento di incidenza di polmoniti e bronchiti gravi a causa dell’allettamento.

 

Le linee guida dei maggiori paesi occidentali ormai da anni ribadiscono l’importanza della prevenzione delle cadute.

Diversi studi, dato il numero di persone interessate al fenomeno, hanno indagato quali siano gli accorgimenti da prendere, le cure da seguire, lo stile di vita più adatto.

La ricerca

E’ stata eseguita una ricerca, molto interessante, pubblicata sul nejm.org.

Sono stati reclutati  circa 700 anziani con bassi livelli di vit D.

Età media 70 anni con storie di cadute, instabilità posturale e uso di ausili per il movimento: bastone, carrellino ecc. messi a confronto con un gruppo di controllo di circa 25000 soggetti

Gli esperti hanno voluto controllare l’effetto di somministrazioni di alte dosi di vit D sulla possibilità di prevenire le cadute.

I partecipanti alla ricerca sono stati divisi in tre gruppi ai quali sono stati somministrati 1000, 2000, 3000 UI al giorno di vit D.

Il monitoraggio ha avuto una durata di due anni.

 

I risultati

I risultati, purtroppo sono stati poco incoraggianti.

La somministrazione ad alte dosi di vit D non ha modificato la percentuale di cadute nel gruppo sotto esame rispetto al gruppo di controllo e neanche gli eventi avversi legati a questi fatti.

 

Considerazioni

Le Cadute negli Anziani rappresentano un problema complesso.

La vit D è un ottimo aiuto per la prevenzione dell’osteoporosi.

Purtroppo entrano in gioco altri fattori come l’instabilità posturale, l’ equilibrio, la forza nelle gambe ecc.

 

Quali sono i consigli degli esperti?

 

Mantenere le ossa in buono stato anche attraverso la vit D ma utilizzare altre strategie che possano aiutare a migliorare la condizione generale.

 

Consigli

 

Camminare a lungo, praticare uno sport leggero, fare le scale ad ogni occasione, mantenersi entro un peso normale, curare tempestivamente tutti i problemi che possono limitare l’autonomia.

Ancora una volta è stato ribadito che, purtroppo, non esiste una medicina che riesca a prevenire questo tipo di problemi.

 

Cadute anziani

 

 

 

 

Fisioterapia osteoporosi

Efficacia della Fisioterapia a Domicilio nella Cura delle Fratture da Osteoporosi 1

Perché in particolare la Fisioterapia a Domicilio ?

La Risposta per quanto scontata , trova le sue Ragioni proprio nello stato Fisico del Paziente, il più delle volte impossibilitato a Deambulare .

Cerchiamo di Capire ora Come La Fisioterapia a Domicilio Può essere D'Aiuto nel Prevenire a Curare le Fratture da Osteoporosi.

Per Capire questo è Necessario soffermarci sulle Cure Farmacologiche che la Scienza fino ad oggi  ci ha offerto.

In particolare su una categoria di Farmaci alternativi  - ed una volta si pensava coadiuvanti -  della Fisioterapia ,  i Bifosfonati .

Questi  ultimi possano effettivamente aiutare nella prevenzione dell’osteoporosi e delle fratture ma la loro efficacia superati i cinque anni diminuisce.

 Si tratta di una classe di farmaci usati per la cura dell’osteoporosi e quindi per la prevenzione di fratture.

  • Disponibili da anni,  ora è possibile valutare l’effettiva efficacia nel tempo.
  • Già dall’inizio della sperimentazione era saltato all’occhio dei medici la validità del trattamento nel contenimento e la riduzione dell’osteoporosi, questo ne ha favorito la grande diffusione.
  • Ora a distanza è possibile attraverso uno studio retrospettivo valutare la vera efficacia del trattamento.

La ricerca

La ricerca è stata compiuta in California, su un campione costituito da  30 mila donne di età media 70 anni.

Le stesse  avevano effettuato 5 anni di terapia con i Bifosfonati ed erano state monitorate negli anni seguenti per un minimo di cinque anni.

Le partecipanti alla ricerca sono state divise i tre gruppi: quelle che hanno assunto bifosfonati per cinque anni, quelle che lo hanno assunto per sette anni e quelle che hanno continuato per dieci anni.

La maggior parte ha interrotto l’assunzione dopo cinque anni, solo il 10% ha continuato per 10 anni, mentre circa il 30% del totale ha assunto il farmaco per sette anni.

I risultati

La ricerca ha dovuto subire una serie di aggiustamenti per essere considerata valida, in quanto nell’arco di cinque anni dopo l’interruzione dell’assunzione del farmaco molti fattori possono avere inciso sui risultati: incidenti, malattie ecc.

Il risultato più importante è che sembrerebbe che superato un periodo di 5 anni nei quali effettivamente si sono registrati dei miglioramenti nella frequenza di fratture di femore e vertebrali, la situazione tende ad allinearsi e anche chi ha continuato ad assumere il farmaco non ha goduto di maggiori benefici.

Conclusioni

Sembrerebbe che i bifosfonati possano effettivamente aiutare nella prevenzione dell’osteoporosi e delle fratture ma la loro efficacia superati i cinque anni diminuisce.

Tali farmaci possono dare effetti collaterali quindi gli esperti  consigliano di usarli per un periodo di tempo limitato.

 

Fisioterapia osteoporosi

 

 

Curcuma Artrosi

Artrosi: la curcuma funziona per attenuare il dolore? 1

Da qualche anno anche nei paesi occidentali alcune spezie usate per scopi medicamentosi sono diventate di uso comune.

L’esempio più evidente è la curcuma che da polvere gialla usata per colorare il curry è diventata l’ingrediente nobile di molti alimenti, dal pane alla curcuma a bibite alla curcuma.

Funziona davvero?

Le proprietà della curcuma decantate dalla medicina tradizionale cinese come antinfiammatorio e antidolorifico, soprattutto per la cura dell’artrosi sono autentiche?

 

La ricerca

 

Hanno provato a fornire una risposta un gruppo di ricercatori australiani.

La ricerca ha analizzato i risultati ottenuti da 70 pazienti di età fra i 60 e i 65 anni affetti da artrosi del ginocchio con dolore e versamento articolare.

Una parte di essi ha ricevuto un estratto di curcuma (curcuma longa) nella quantità di 1000mg al giorno per circa 3 mesi, agli altri partecipanti è stato somministrato un placebo per lo stesso periodo.

 

I risultati

 

I risultati sono stati ottenuti attraverso una scala soggettiva di valutazione del dolore e una risonanza magnetica.

I pazienti cui è stata somministrata la curcuma hanno riferito un miglioramento medio dei sintomi dolorosi e della funzionalità del ginocchio pari a circa il 10% rispetto al gruppo di controllo, mentre non sono stati osservati effetti collaterali.

La Risonanza magnetica, invece, non ha evidenziato differenze per ciò che riguarda il volume del versamento articolare.

 

Conclusione

 

Quello che lo studio ha evidenziato è che effettivamente la curcuma ha un effetto antidolorifico e antinfiammatorio nel breve periodo.

Il miglioramento che è stato riferito dai pazienti è di lieve entità, ma statisticamente è un valore importante che apre le porte a ricerche più approfondite, su campioni maggiormente significativi e su somministrazioni a dosaggi diversi e per un  periodi più lunghi.

Certamente la possibilità di avere alternative, innocue soprattutto, per la terapia e il contenimento del dolore cronico nell’artrosi è una bella notizia.

Bisognerà attendere il completamento di ulteriori ricerche per  un protocollo di cura attraverso la curcuma.Curcuma

 

Sclerosi Multipla Sistema Immunitario e Sintomi D’Affaticamento

 

SCLEROSI MULTIPLA SINTOMATOLOGIE TIPICHE

 

La Sclerosi Multipla provoca come sintomi affaticamento  e  spossatezza , questi ovviamente sono i sintomi che creano i maggiori  problemi, nell’attività lavorativa e della qualità della vita in generale.

  •  Riguardo la Sclerosi Multipla da molti anni si discute su come tale patologia provochi determinati sintomi e su quali  ne siano le cause.
  • Molte sono già Conosciute,  uno degli studi più recenti, condotto a Boston, negli Stati Uniti ha permesso di chiarire ulteriori aspetti, come ad esempio l’incidenza e la presenza dei metalli pesanti in soggetti colpiti da tale patologia.
  • La diffusione a livello planetario della S.M. ha fatto sì che lo stessa Organizzazione Mondiale Della Sanità abbia attivato tutta una serie di presidi regionali di Monitoraggio e Studio.

La ricerca

Ovviamente Vari Studi sono stati condotti soprattutto nei Paesi più colpiti che secondo le statistiche più recenti sono in Europa la Danimarca e la Svezia e nell’ America Settentrionale il Canada e  gli Stati Uniti D’America.

  • Un gruppo di persone con affette da Sclerosi Multipla  ed un gruppo di controllo sono  stati sottoposti ad esercizi con grado di sforzo crescente.
  • Entrambe i gruppi sono stati sottoposti a scale di valutazione dell’affaticamento oggettive e soggettive, attraverso la somministrazione di test e altre indagini.

 

I risultati

 

  • L’analisi più importante si è rilevata la Tomografia ad emissione di positroni che ha permesso di rilevare una importante attività delle cellule della microglia, ovvero delle cellule presenti nella  Glia che si occupano delle prime difese immunitarie  e degli astrociti, ovvero del sistema immunitario del cervello, in alcune zone target durante l’attività.

 

Conclusioni

 

  • Sembrerebbe che il coinvolgimento del sistema immunitario del cervello rientri fra le cause dell’affaticamento cronico in tale patologia Neurodegenerativa  del Sistema Nervoso Centrale  ed in altre malattie.
  • Lo studio di nuove terapie, miranti a ridurre l’attività di queste cellule, potrebbe produrre risultati importanti per il miglioramento della fatica in persone affette da Poli sclerosi.

Parkinson Giovanile

Cos’è?

Si parla di Parkinson Giovanile quando la diagnosi della malattia si ha prima dei 50 anni, dal momento che Il Parkinson colpisce normalmente persone con più di 50 anni.

La maggior parte delle persone sono spaventate da questa diagnosi perché convenzionalmente si ritiene il Parkinson una malattia legata alla vecchiaia.

I mezzi diagnostici  e le maggiori conoscenze su questa malattia hanno consentito negli ultimi anni di “intercettarla” quando si trova in uno stadio molto iniziale e questo può fare la differenza perché un inizio di cure in fase precoce può aiutare  tenerla sotto controllo.

In casi rarissimi la diagnosi può riguardare anche bambini e adolescenti ma nella maggioranza si tratta di parkinsonismi giovanili legati a sindromi genetiche.

Sintomi

 

I sintomi sono gli stessi del Parkinson classico:

  • Rigidità
  • Lentezza
  • Tremore
  • Problemi di equilibrio e coordinazione
  • Stipsi
  • Perdita dell’olfatto
  • Depressione
  • Problemi del sonno
  • Calligrafia minuta
  • Abbassamento della voce

Grande importanza viene data al riconoscimento precoce della malattia. Data l’età il cervello ha maggiori possibilità di “rimodellarsi” e quindi adattarsi meglio ai cambiamenti che comporta la malattia.

In particolare la comunità scientifica pone l’accento su sintomi come la stipsi e la perdita dell’olfatto che potrebbero rappresentare dei campanelli d’allarme da non sottovalutare.

La stadiazione del Parkinson utilizza diverse scale di valutazione, perché la malattia si presenta in maniera molto diversa da persona a persona sia per la presenza e il numero dei sintomi, sia per l’intensità e la progressione degli stessi.

Nel Parkinson Giovanile si ha una maggiore frequenza di familiarità al Parkinson, questo ha portato a supporre che possa esistere una predisposizione genetica che unita a fattori ambientali possa  produrre un esordio giovanile della malattia.

Nel Parkinson Giovanile, ancora più che nel Parkinson dell’anziano è fondamentale la terapia farmacologica e la terapia fisioterapica eseguita da professionisti esperti di questa malattia: la risposta ai farmaci, l’adattamento cerebrale e il controllo dei sintomi possono grandemente incidere sulla qualità della vita e sulla sopravvivenza.

Ricordiamo Michael J. Fox, l’attore di “Ritorno al Futuro”, che è stato colpito dalla malattia all’apice del successo tanto ha fatto e tanto sta facendo tuttora per la conoscenza di questa malattia.

 

 

Mal di schiena

Tecar Terapia domiciliare per la cura del mal di schiena 1

 

 

La Tecar terapia a Domicilio sul Territorio di Roma per La Cura del Mal di Schiena

 

La Tecar terapia Domiciliare Una Grande Risorsa nella Cura del Mal di Schiena

 

Curare il Mal di Schiena non è sempre semplice poiché le persone in casa possono avere altezze variabili, è importante scegliere terapie nel caso nostro la Tecarterapia a Domicilio da noi prestata su tutto il territorio di Roma puo’ rappresentare la Soluzione. 

Offriamo e consigliamo come soluzione contro il mal di schiena trattamenti periodici di Tecarterapia da noi prestata a domicilio su tutto il territorio di Roma.

Tuttavia anche gli stili di vita sono importanti ad esempio l’aggiunta di cuscini lombari può fare la differenza.

Anche la cucina è un ambiente dove è facile farsi male alla schiena. 

Le persone che devono piegarsi su un bancone più corto per un lungo periodo di tempo esercitano una pressione sui fianchi, sulla parte bassa della schiena e sulle spalle. Regolare il piano di lavoro all’altezza adatta alla persona più alta della casa può essere il modo più efficace per eliminare questo problema.

L’aggiunta di alcuni semplici complementi può aiutare le persone a gestire il mal di schiena cronico. Ad esempio, mettere un tappetino morbido sotto il lavandino può rendere più confortevole lavorare su un pavimento in piastrelle o legno.

L’organizzazione domestica, “il riordinare”,  potrebbe non sembrare una causa comune di mal di schiena, ma non è così. 

Come regola generale, le persone dovrebbero mirare a mettere gli oggetti di cui hanno bisogno più frequentemente a livello del busto. Ciò significa che possono raggiungerlo senza doversi alzare o chinarsi. L’uso di buone pratiche di sollevamento è un modo importante per utilizzare questi spazi senza peggiorare il mal di schiena.

L’aggiunta di un numero di aggiornamenti domestici e cuscini o altri dispositivi progettati per aiutare con il mal di schiena è solo l’inizio di ciò che le persone possono fare per aiutare se stesse. Per molte persone, l’origine e la continuazione dei problemi alla schiena riguardano le abitudini personali che rallentano il processo di guarigione o causano nuove lesioni.

Quando qualcuno è abituato a fare qualcosa in un modo particolare, potrebbe non pensare di smettere di farlo anche se fa male. Fortunatamente, le abitudini problematiche sono spesso facili da correggere.

Le persone con mal di schiena dovrebbero parlare con i loro medici delle migliori attività che possono fare a casa per aiutare a gestire la condizione. Ciò può richiedere alcuni tipi di esercizi o evitare determinati compiti a casa.

Possono essere necessarie alcune settimane per creare un’abitudine salutare, quindi bisogna perseverare fino a quando diventerà parte naturale della routine quotidiana.

Questi sforzi possono aiutare nella guarigione o evitare di aggravare i problemi alla schiena a lungo termine.

  • Esercizio e stretching a casa

Esistono una varietà di esercizi e allungamenti che le persone possono fare per alleviare il mal di schiena o prevenirlo.

In generale, bisognerebbe mirare a fare 20-30 minuti di esercizio a basso impatto tre giorni alla settimana. Gli allungamenti su misura per la schiena sono una parte fondamentale di questo.

Quando le persone si impegnano in esercizi volti a rafforzare e tonificare i muscoli della schiena, dovrebbero prestare molta attenzione all’estensione e alla flessione.  Molti esercizi per la schiena sono progettati per essere eseguiti sdraiati. 

  • Questo aiuta a evitare l’ iperestensione o la caduta.
  • Ridurre al minimo il sollevamento di carichi pesanti

Molte lesioni alla schiena accompagnano  persone che sollevano spesso carichi  troppo pesanti o che lo sollevano pesi nel modo sbagliato

  • Per evitare questo genere di problemi possono utilizzare carrelli o altri mezzi per spostare elettrodomestici o attrezzature pesanti.
  • È consigliato per le persone con mal di schiena o altri problemi alla schiena assumere professionisti per spostare mobili o elettrodomestici pesanti.
  • L’investimento può essere una necessità per evitare di ferire nuovamente muscoli e articolazioni recentemente guariti.

L’importante è iniziare da qualche parte, non è mai troppo tardi per abbandonare le cattive abitudini!

 

Mal di schiena

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Artrosi : Il Parere del Fisioterapista 1

Cos’è?

L ‘artrosi è una malattia che colpisce la cartilagine delle articolazioni e l’osso immediatamente sottostante.

È una patologia degenerativa, cioè con il tempo tende a peggiorare: inizialmente la cartilagine presenta delle incrinature che interrompono la continuità della superficie liscia articolare, nelle fasi più avanzate la cartilagine risulta consumata e l’osso esposto.

Quali sono le articolazioni più colpite dall’artrosi?

Le vertebre lombari , vertebre cervicali, anca, ginocchio, le articolazioni delle dita come ad esempio i noduli di Heberden e noduli di Bouchard.

Che sintomi manifesta l’ artrosi?

I sintomi dell’ artrosi sono: dolore, soprattutto al mattino, rigidità, “scrosci” articolari (una sensazione ed un rumore descritto come uno scricchiolio) può essere presente gonfiore, difficoltà di movimento, debolezza.

I sintomi migliorano nel periodo estivo quando il clima è più caldo e asciutto ma tendono a peggiorare nel periodo invernale quando è freddo e umido .

Quali sono le cause?

Possono essere molteplici, le analizzeremo classificandole:

  • Parliamo di artrosi primaria quando dipende da una alterazione intrinseca della cartilagine(cioè per familiarità o caratteristica genetica) risulta più fragile e meno resistente ai traumi.
  • Parliamo di artrosi secondaria quando dipende da un evento o da una malattia:

Esempi:

  • Traumi  che hanno lesionato la cartilagine ed esposto l’osso all’usura: pratica di sport traumatici o che prevedano salti o cadute, per attività lavorative ecc.
  • Sovrappeso che negli anni provoca schiacciamento, perdita di elasticità e fratture nella cartilagine.
  • Conseguenze di malattie come la gotta o l’artrite reumatoide.

 

Come viene effettuata la diagnosi?

 

La diagnosi viene effettuata tramite visita specialistica ed eventualmente attraverso l’utilizzo di Radiografie che potranno mettere in evidenza la diminuzione dello spazio articolare, la formazione di osteofiti e la presenza di rigonfiamenti ossei.

 

Che incidenza ha l’artrosi?

 

Ne è colpita la quasi totalità della popolazione anziana (sopra i 70 anni), ma se ne cominciano a vedere i primi segni già sopra i 30 anni, soprattutto a carico delle vertebre lombari.

Parliamo di vertebre lombari perché è la parte del corpo che risulta più colpita a causa di traumi, usura e atteggiamenti posturali.

 

Cosa è il trattamento conservativo?

Il parere del fisioterapista

E’ l’insieme di diverse strategie:

  • fisioterapia per recuperare: mobilità delle articolazioni, migliorare la massa muscolare, combattere la rigidità e migliorare la postura.
  • Laser terapia, magneto terapia.
  • Integratori per aiutare la cartilagine e l’osso.
  • Antidolorifici in caso di dolore (prescritti dal medico).
  • Infiltrazioni di cortisone o acido ialuronico effettuati da uno specialista.

Questi approcci hanno lo scopo migliorare i sintomi dell’artrosi.

È vero che dall’artrosi non si guarisce ma è altrettanto vero che ci si può convivere senza dolore e  mantenendo una buona qualità della vita.

 

Artrosi zona lombare

 

(Ringraziamo la nostra paziente per la foto).

 

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