Fisioterapia Domiciliare a Roma
Ernia del disco

Ernia del Disco 1

L’ernia del disco è una patologia molto diffusa, è considerata una delle cause più comuni di mal di schiena.

Riguarda la colonna vertebrale, nello specifico il disco intervertebrale.
Il disco intervertebrale è quel cuscinetto tra una vertebra e l’altra, posto per ammortizzare gli urti e facilitare la mobilità.

Cosa avviene?

Il disco, che è composto esternamente da una parte rigida e internamente da una gelatinosa, inizia a perdere materiale gelatinoso a causa di una rottura della parte esterna.

Quali sono le cause dell’ernia del disco?

Le cause possono essere molteplici. La più diffusa è l’invecchiamento, quindi l’usura del disco, ma anche traumi sportivi, incidenti, predisposizione genetica e lavori pesanti.

Chi è più colpito?

In base agli ultimi studi, sono colpiti di più gli uomini rispetto alle donne, con un’età compresa tra i 30 e 50 anni.
Quali sono i sintomi ?
Dopo la rottura e la fuori uscita gelatinosa, i nervi intorno si infiammano, il disco si assottiglia e il soggetto colpito inizia a sentire del dolore localizzato.

I sintomi possono variare in base alla zona interessata, quelli più diffusi sono:

-Dolori dove si è verificata la rottura e fuori uscita, che può estendersi in altre zone,
-Formicolio, irrigidimento e stanchezza.
In alcuni casi può presentarsi senza sintomi.
La diagnosi.
Come primo passo consigliamo una visita specialistica da un ortopedico o un neurochirurgo.
Normalmente si procede con una tac o con una risonanza magnetica per osservare meglio lo stato della colonna.
Successivamente si individua la tipologia di intervento più adatta al caso.
Come intervenire?
Tendenzialmente l’approccio che si attua è quello di tipo conservativo, poco invasivo e volto a migliorare la qualità della vita del paziente, diminuendo il dolore e le altre sintomatologie. Vengono prescritti degli antidolorifici e antiinfiammatori, uniti a dei cicli di fisioterapia specializzata.
Generalmente il fisioterapista affiancherà delle pratiche manuali a pratiche strumentali.

Per questa tipologia di problematiche la fisioterapia è considerata lo strumento migliore d’intervento.

In alcuni casi, i più gravi, potrebbe essere necessario un intervento chirurgico.

Ernia del disco

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Trattamento scoliosi

La Scoliosi 1

La Scoliosi è un’anomalia della colonna vertebrale, nello specifico si tratta di una curvatura.

Chi colpisce?

Può colpire chiunque a prescindere dal sesso, generalmente tende ad aggravarsi di più nelle donne, soprattutto nell’età dello sviluppo.

Quali sono le cause?

In base alla causa distinguiamo le tipologie di scoliosi. Generalmente sono sconosciute, da ciò deriva il termine “idiopatica”, con causa ignota. La scoliosi idiopatica è la tipologia di scoliosi più diffusa. Negli altri casi le cause possono essere genetica, ereditarietà, disturbi neuromuscolari e malattie genetiche.

Quali sono i sintomi?

Il dolore alla schiena è presente generalmente solo nei casi più gravi e può essere accompagnato con difficoltà nella respirazione, nel camminare e nello stare seduti. Nei casi meno gravi il soggetto presenta spalle e scapole ad altezze diverse, postura non simmetrica, la colonna vertebrale non dritta ma con curvatura o con più curvature.

Come prevenire?

Non c’è un’attività fisica che previene la scoliosi, ma delle buone abitudini e della ginnastica posturale mirata, per irrobustire la muscolatura, possono aiutare nella prevenzione. Nel caso in cui la scoliosi fosse già presente, vi consigliamo, con l’ausilio di un fisioterapista, di praticare esercizi specifici per la scoliosi. Prestate attenzione al modo nel quale state seduti alla scrivania o al modo nel quale dormite, spesso anche delle brutte abitudini, ripetute nel tempo, possono peggiorare la situazione.

Come curare?

Dipende dalla gravità della deformazione, che si misura in base ai gradi di misurazione della curvatura scoliotica. Ovviamente è importante intervenire il prima possibile.

-Nei casi più lievi 15-20% Cobb: rimodulando le vostre abitudini e iniziando un percorso specifico di terapie fisioterapiche.

-Nei casi gravi 20-35% Cobb: l’applicazione del busto per scoliosi, sono in grado di arrestare il processo di avanzamento dell’alterazione.

-Nei casi più gravi 35-40% Cobb: sarà necessario un intervento chirurgico.

 

 

Come misurare i gradi della curvatura scoliotica?

Affidatevi ad un professionista, online presentano dei modi di misurazione casalinghi, ma è meglio, per avere informazioni attendibili affidarsi ad uno specialista.

 

 

Trattamento Fisioterapico

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“Quando il mal di schiena colpisce i più piccoli”.

 

STC, Sindrome del Tunnel Carpale: sintomi, cause e cure.

La sindrome del Tunnel Carpale è una patologia molto diffusa ed interessa un canale, un piccolo tunnel all’interno del quale passano tendini e un nervo. Quando il tunnel è compromesso, causando la sofferenza di tale nervo, il nervo mediale, può verificarsi l’insorgere di tale sindrome.

Quali sono i primi sintomi?

Dolore, formicolio, rigidità nella zona del polso, della mano e delle dita (principalmente pollice, indice e medio).

Quali sono le cause?

-Predisposizione fisica, alcuni soggetti potrebbero avere un tunnel carpale molto piccolo e potrebbero sviluppare la patologia.

-Particolari attività manuali, utilizzo eccessivo del mouse per chi lavora molto al computer, suonare strumenti musicali, utilizzare strumenti manuali in generale per molte ore durante il giorno…

-Patologie, artrite reumatoide, sovrappeso, diabete…

-Lesioni nella zona interessata, causate da incidenti, traumi..

-Gravidanza.

Come intervenire?

L’importante, se possibile, è individuare la causa ed intervenire rapidamente.

L’intervento varia in base alla causa, se parliamo della gravidanza, è solo una situazione momentanea, dopo il parto, il gonfiore e la ritenzione idrica, che hanno scatenato la STC, si ridurranno e con essi anche la sindrome. Se la causa è una patologia come il diabete, bisogna intervenire sulla patologia che ha scatenato la sindrome. Negli altri casi bisogna valutare in che stato è la sindrome. Attraverso fisioterapia mirata si può migliorare notevolmente lo stato della patologia e, in moltissimi casi, evitare l’intervento chirurgico, più invasivo e riservato ai pazienti più gravi.

Chi può identificare la patologia?

Il vostro medico, fisioterapista o fisiatra.

Loro vi condurranno verso le possibili cure.

Come prevenire?

Ci sono delle piccole accortezze, che se attuate possono aiutare nella prevenzione della STC: per chi lavora al computer o con strumenti manuali consigliamo di fare delle piccole pause frequentemente e di proteggere la zona della mano con un cuscinetto, ad esempio, vicino al mouse.

 

 

STC zone colpite nella mano.

 

 

 

Quando il mal di schiena colpisce i più piccoli.

Il peso dello zaino scolastico è responsabile del mal di schiena nei ragazzi?

 

Passando fuori da una scuola spesso vediamo dei bambini  portare sulle spalle degli zaini che sembrano sproporzionati rispetto alla loro statura.

Nei nostri ricordi d’infanzia ci sono questi zaini pieni di libri, molto pesanti e fastidiosi da portare.

Zaino pesante che causa mal di schiena.

Negli ultimi anni sono stati svolti molti studi sia per quanto riguarda la correlazione peso dello zaino – statura del bambino e sia per quanto riguarda il modo di indossarlo.

Le Ricerche

La fascia di età prevalentemente analizzata è quella che va dai 12 ai 18 anni.

Negli studi inerenti la correlazione peso zaino- statura sono emersi valori interessanti; le ricerche riportano una percentuale circa del 74,4% di studenti che presentavano dolori alla schiena.

È stato inoltre possibile rilevare un aumento di questa percentuale nelle bambine, nei ragazzi che presentavano una più elevata massa corporea e negli studenti più esili.

In particolare in questa fascia d’età, corrispondente al massimo accrescimento in altezza dei ragazzi, il peso eccessivo dello zaino, può diventare un ulteriore fattore di rischio per lo sviluppo di scoliosi e cifosi

Purtroppo,  non dipendendo dalle scelte del soggetto interessato, ma da quelle imposte dalla scuola,  risulta molto complicato modificarlo, anche se sarebbe meglio alleggerirlo il più possibile.

 

Come indossare lo zaino

 

Per  il modo di indossare lo zaino, è stato osservato che il posizionamento più corretto sia quello bilaterale, che garantisce lo scarico assialmente alla colonna vertebrale risultando quindi meno dannoso per il soggetto.

In termini meno formali è consigliato far indossare lo zaino al bambino su entrambe le spalle adattando le cinghie in modo tale che la parte

Come indossare lo zaino correttamente.

più alta dello zaino sia alla stessa altezza delle spalle.

Sappiamo che è molto difficile riuscire a rispettare diligentemente tali comportamenti, a volte sono inevitabili come per il caso di una bambina esile costretta a portare uno zaino molto pesante sulla schiena, per questo motivo ci teniamo a rassicurarvi.

Consultatevi con un fisioterapista esperto, attraverso una fisioterapia mirata alla correzione della postura e attraverso degli esercizi di potenziamento muscolare è possibile intervenire, risolvendo o limitandone i danni.

Tale studio era incentrato principalmente sui più piccoli ma vale un discorso abbastanza simile anche per gli adulti.

 

Cadute anziani

La Vitamina D Previene le Cadute negli Anziani?

Le Cadute negli Anziani sono uno degli incidenti più rischiosi.

Fra le conseguenze di una frattura vanno annoverati una lunga serie di problemi non strettamente dipendenti ma comunque correlati, anche il decadimento delle funzioni cognitive rientra fra gli eventi legati alle fratture derivanti dalle cadute negli anziani.

Il ricovero in ospedale, la comparsa di piaghe da decubito, l’aumento di incidenza di polmoniti e bronchiti gravi a causa dell’allettamento.

 

Le linee guida dei maggiori paesi occidentali ormai da anni ribadiscono l’importanza della prevenzione delle cadute.

Diversi studi, dato il numero di persone interessate al fenomeno, hanno indagato quali siano gli accorgimenti da prendere, le cure da seguire, lo stile di vita più adatto.

La ricerca

E’ stata eseguita una ricerca, molto interessante, pubblicata sul nejm.org.

Sono stati reclutati  circa 700 anziani con bassi livelli di vit D.

Età media 70 anni con storie di cadute, instabilità posturale e uso di ausili per il movimento: bastone, carrellino ecc. messi a confronto con un gruppo di controllo di circa 25000 soggetti

Gli esperti hanno voluto controllare l’effetto di somministrazioni di alte dosi di vit D sulla possibilità di prevenire le cadute.

I partecipanti alla ricerca sono stati divisi in tre gruppi ai quali sono stati somministrati 1000, 2000, 3000 UI al giorno di vit D.

Il monitoraggio ha avuto una durata di due anni.

 

I risultati

I risultati, purtroppo sono stati poco incoraggianti.

La somministrazione ad alte dosi di vit D non ha modificato la percentuale di cadute nel gruppo sotto esame rispetto al gruppo di controllo e neanche gli eventi avversi legati a questi fatti.

 

Considerazioni

Le Cadute negli Anziani rappresentano un problema complesso.

La vit D è un ottimo aiuto per la prevenzione dell’osteoporosi.

Purtroppo entrano in gioco altri fattori come l’instabilità posturale, l’ equilibrio, la forza nelle gambe ecc.

 

Quali sono i consigli degli esperti?

 

Mantenere le ossa in buono stato anche attraverso la vit D ma utilizzare altre strategie che possano aiutare a migliorare la condizione generale.

 

Consigli

 

Camminare a lungo, praticare uno sport leggero, fare le scale ad ogni occasione, mantenersi entro un peso normale, curare tempestivamente tutti i problemi che possono limitare l’autonomia.

Ancora una volta è stato ribadito che, purtroppo, non esiste una medicina che riesca a prevenire questo tipo di problemi.

 

Cadute anziani

 

 

 

 

Fisioterapia osteoporosi

Efficacia della Fisioterapia a Domicilio nella Cura delle Fratture da Osteoporosi 1

Perché in particolare la Fisioterapia a Domicilio ?

La Risposta per quanto scontata , trova le sue Ragioni proprio nello stato Fisico del Paziente, il più delle volte impossibilitato a Deambulare .

Cerchiamo di Capire ora Come La Fisioterapia a Domicilio Può essere D'Aiuto nel Prevenire a Curare le Fratture da Osteoporosi.

Per Capire questo è Necessario soffermarci sulle Cure Farmacologiche che la Scienza fino ad oggi  ci ha offerto.

In particolare su una categoria di Farmaci alternativi  - ed una volta si pensava coadiuvanti -  della Fisioterapia ,  i Bifosfonati .

Questi  ultimi possano effettivamente aiutare nella prevenzione dell’osteoporosi e delle fratture ma la loro efficacia superati i cinque anni diminuisce.

 Si tratta di una classe di farmaci usati per la cura dell’osteoporosi e quindi per la prevenzione di fratture.

  • Disponibili da anni,  ora è possibile valutare l’effettiva efficacia nel tempo.
  • Già dall’inizio della sperimentazione era saltato all’occhio dei medici la validità del trattamento nel contenimento e la riduzione dell’osteoporosi, questo ne ha favorito la grande diffusione.
  • Ora a distanza è possibile attraverso uno studio retrospettivo valutare la vera efficacia del trattamento.

La ricerca

La ricerca è stata compiuta in California, su un campione costituito da  30 mila donne di età media 70 anni.

Le stesse  avevano effettuato 5 anni di terapia con i Bifosfonati ed erano state monitorate negli anni seguenti per un minimo di cinque anni.

Le partecipanti alla ricerca sono state divise i tre gruppi: quelle che hanno assunto bifosfonati per cinque anni, quelle che lo hanno assunto per sette anni e quelle che hanno continuato per dieci anni.

La maggior parte ha interrotto l’assunzione dopo cinque anni, solo il 10% ha continuato per 10 anni, mentre circa il 30% del totale ha assunto il farmaco per sette anni.

I risultati

La ricerca ha dovuto subire una serie di aggiustamenti per essere considerata valida, in quanto nell’arco di cinque anni dopo l’interruzione dell’assunzione del farmaco molti fattori possono avere inciso sui risultati: incidenti, malattie ecc.

Il risultato più importante è che sembrerebbe che superato un periodo di 5 anni nei quali effettivamente si sono registrati dei miglioramenti nella frequenza di fratture di femore e vertebrali, la situazione tende ad allinearsi e anche chi ha continuato ad assumere il farmaco non ha goduto di maggiori benefici.

Conclusioni

Sembrerebbe che i bifosfonati possano effettivamente aiutare nella prevenzione dell’osteoporosi e delle fratture ma la loro efficacia superati i cinque anni diminuisce.

Tali farmaci possono dare effetti collaterali quindi gli esperti  consigliano di usarli per un periodo di tempo limitato.

 

Fisioterapia osteoporosi

 

 

Curcuma Artrosi

Artrosi: la curcuma funziona per attenuare il dolore? 1

Da qualche anno anche nei paesi occidentali alcune spezie usate per scopi medicamentosi sono diventate di uso comune.

L’esempio più evidente è la curcuma che da polvere gialla usata per colorare il curry è diventata l’ingrediente nobile di molti alimenti, dal pane alla curcuma a bibite alla curcuma.

Funziona davvero?

Le proprietà della curcuma decantate dalla medicina tradizionale cinese come antinfiammatorio e antidolorifico, soprattutto per la cura dell’artrosi sono autentiche?

 

La ricerca

 

Hanno provato a fornire una risposta un gruppo di ricercatori australiani.

La ricerca ha analizzato i risultati ottenuti da 70 pazienti di età fra i 60 e i 65 anni affetti da artrosi del ginocchio con dolore e versamento articolare.

Una parte di essi ha ricevuto un estratto di curcuma (curcuma longa) nella quantità di 1000mg al giorno per circa 3 mesi, agli altri partecipanti è stato somministrato un placebo per lo stesso periodo.

 

I risultati

 

I risultati sono stati ottenuti attraverso una scala soggettiva di valutazione del dolore e una risonanza magnetica.

I pazienti cui è stata somministrata la curcuma hanno riferito un miglioramento medio dei sintomi dolorosi e della funzionalità del ginocchio pari a circa il 10% rispetto al gruppo di controllo, mentre non sono stati osservati effetti collaterali.

La Risonanza magnetica, invece, non ha evidenziato differenze per ciò che riguarda il volume del versamento articolare.

 

Conclusione

 

Quello che lo studio ha evidenziato è che effettivamente la curcuma ha un effetto antidolorifico e antinfiammatorio nel breve periodo.

Il miglioramento che è stato riferito dai pazienti è di lieve entità, ma statisticamente è un valore importante che apre le porte a ricerche più approfondite, su campioni maggiormente significativi e su somministrazioni a dosaggi diversi e per un  periodi più lunghi.

Certamente la possibilità di avere alternative, innocue soprattutto, per la terapia e il contenimento del dolore cronico nell’artrosi è una bella notizia.

Bisognerà attendere il completamento di ulteriori ricerche per  un protocollo di cura attraverso la curcuma.Curcuma

 

Sclerosi Multipla Sistema Immunitario e Sintomi D’Affaticamento

 

SCLEROSI MULTIPLA SINTOMATOLOGIE TIPICHE

 

La Sclerosi Multipla provoca come sintomi affaticamento  e  spossatezza , questi ovviamente sono i sintomi che creano i maggiori  problemi, nell’attività lavorativa e della qualità della vita in generale.

  •  Riguardo la Sclerosi Multipla da molti anni si discute su come tale patologia provochi determinati sintomi e su quali  ne siano le cause.
  • Molte sono già Conosciute,  uno degli studi più recenti, condotto a Boston, negli Stati Uniti ha permesso di chiarire ulteriori aspetti, come ad esempio l’incidenza e la presenza dei metalli pesanti in soggetti colpiti da tale patologia.
  • La diffusione a livello planetario della S.M. ha fatto sì che lo stessa Organizzazione Mondiale Della Sanità abbia attivato tutta una serie di presidi regionali di Monitoraggio e Studio.

La ricerca

Ovviamente Vari Studi sono stati condotti soprattutto nei Paesi più colpiti che secondo le statistiche più recenti sono in Europa la Danimarca e la Svezia e nell’ America Settentrionale il Canada e  gli Stati Uniti D’America.

  • Un gruppo di persone con affette da Sclerosi Multipla  ed un gruppo di controllo sono  stati sottoposti ad esercizi con grado di sforzo crescente.
  • Entrambe i gruppi sono stati sottoposti a scale di valutazione dell’affaticamento oggettive e soggettive, attraverso la somministrazione di test e altre indagini.

 

I risultati

 

  • L’analisi più importante si è rilevata la Tomografia ad emissione di positroni che ha permesso di rilevare una importante attività delle cellule della microglia, ovvero delle cellule presenti nella  Glia che si occupano delle prime difese immunitarie  e degli astrociti, ovvero del sistema immunitario del cervello, in alcune zone target durante l’attività.

 

Conclusioni

 

  • Sembrerebbe che il coinvolgimento del sistema immunitario del cervello rientri fra le cause dell’affaticamento cronico in tale patologia Neurodegenerativa  del Sistema Nervoso Centrale  ed in altre malattie.
  • Lo studio di nuove terapie, miranti a ridurre l’attività di queste cellule, potrebbe produrre risultati importanti per il miglioramento della fatica in persone affette da Poli sclerosi.

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